I “Giorni della merla” sono ancora i più freddi dell’anno?

Il 29, il 30 e il 31 gennaio sono i cosiddetti Giorni della Merla, le giornate tradizionalmente più fredde dell’anno, considerate dalla cultura popolare le date in cui si registrano le temperature più basse.

Il cambiamento climatico, però, smentisce anche i detti popolari e con le temperature massime fino a 18 gradi scatta l’allarme nei campi dove il caldo fuori stagione rischia di risvegliare le colture, esponendole poi al rischio di un ritorno del freddo.

Le alte temperature – sottolinea Coldiretti – sconvolgono la natura favorendo in tutte le piante il risveglio anticipato, con il pericolo di essere poi “bruciate” dallo sbalzo termico legato a un successivo ritorno del gelo invernale, con la conseguente perdita dei raccolti.

Oltre a ciò c’è il rischio del mancato soddisfacimento del fabbisogno di freddo che per tutte le colture, come ad esempio, l’olivo, è necessario per l’induzione alla fioritura, fatto che potrebbe ridurre le produzioni.

Ma con il caldo sopravvivono anche le popolazioni di insetti dannosi per le colture, a partire dalla cimice asiatica, per attaccare successivamente frutta, ortaggi e cereali nella prossima primavera.

Un fenomeno che trova peraltro conferma per l’Italia dal dato sulle temperature che, secondo Isac Cnr, hanno visto il 2024 come il più caldo di sempre, con 1,35° in più rispetto alla media storica, e punte di 1,44 gradi al Centro e al Sud.

Ma a preoccupare è anche la siccità che continua ad assediare le regioni del Sud, a cominciare dalla Puglia. Negli invasi artificiali della Capitanata mancano 99 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso, un quantitativo insufficiente ad arrivare all’estate.

La situazione è critica anche in Sicilia e Sardegna. L’assenza di pioggia è stata una delle calamità peggiori in un 2024 che ha fatto registrare danni per 9 miliardi nei campi, falcidiando le coltivazioni, dal grano alle olive, soprattutto nel Meridione.