Pizza Day: tutti pazzi per “l’arte del pizzaiuolo napoletano”

La Giornata mondiale della pizza che ricorre il 17 gennaio è stata introdotta nel 2018 per celebrare il riconoscimento dell’ Arte del pizzaiuolo napoletano” come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.

La data non è stata scelta a caso. Il 17 gennaio, secondo i cristiani, è la ricorrenza di sant’Antonio Abate, protettore dei fornai. Sembra che le antiche famiglie dei pizzaioli napoletani, fino agli anni ’20 del Novecento, avessero la tradizione di lavorare mezza giornata per poi andare a festeggiare il santo patrono a Capodimonte, accendendo un falò.

Successivamente, nel giorno di sant’Antonio Abate era usanza chiudere le pizzerie per celebrare la ricorrenza.

La celebrazione non è riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni, in Italia viene ricordata nelle pizzerie, alcune delle quali propongono menù speciali o a prezzi scontati. Anche in altri Paesi si celebra una Giornata nazionale della pizza. Negli Stati Uniti, ad esempio, ricorre il 9 febbraio.

In ogni angolo della Terra c’è una pizzeria, e spesso è gestita da italiani o figli di italiani. Si può dire che le pizzerie sono un punto fermo per ogni italiano che viaggia, una sorta di ancora di salvezza per tutti quelli che ricercano i sapori i casa anche all’estero.

La pizza ha origine in pietanze preparate nel mondo antico, ma nella sua forma moderna è nata a Napoli tra il Settecento e l’Ottocento. La diffusione su scala mondiale, invece, è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale.

Ogni italiano, in media, mangia 46 pizze all’anno, quasi una a settimana. Solo lungo lo stivale si sfornano 2,7 miliardi di pizze ogni anno, secondo i dati Coldiretti, con un consumo di 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio d’oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.

Numeri esorbitanti, per un alimento che per l’89% degli italiani è il simbolo della tavola nazionale.

Nei secoli, migliaia di pizzaioli si sono sbizzarriti di fronte a quel cerchio di pasta, creando un’infinità di varianti alla classica – e sempre lodata – “margherita”.

Il 2020, con il lockdown, ha inaugurato un trend del “fai da te“, tendenza poi proseguita anche negli anni successivi. Secondo un’indagine Coldiretti-Ixè, in quattro famiglie su dieci la pizza si prepara in casa, magari ricorrendo all’uso di farine speciali o di ingredienti gourmet.

La preparazione fai da te, dice l’associazione degli agricoltori, risponde peraltro alle nuove tendenze di mercato verso le pizze gourmet e artigianali che sta influenzando i comportamenti d’acquisto, con i consumatori che preferiscono gusti unici e ingredienti di alta qualità.

La pizza in casa risolve peraltro, sottolinea Coldiretti, anche il problema dell’originalità degli ingredienti in un’Italia dove quasi due pizze su tre servite sono preparate con prodotti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.