Si celebra oggi, 27 marzo, la Giornata Mondiale del Teatro, istituita dall’International Theatre Institute e da esperti dell’UNESCO. Per l’occasione ogni anno viene richiesto ad una personalità del teatro, della musica e della cultura in genere di scrivere un messaggio che verrà letto nei teatri, nelle scuole, nelle biblioteche, nei luoghi di cultura e di aggregazione in tutto il mondo. In questa 62° edizione è stato scritto dallo scrittore Jon Fosse, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2023.
Anche Giovanni Allevi ha voluto esprimere un suo pensiero in questo importante giorno. “Durante un concerto in un #teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti ad un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi… dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone. I numeri… non contano!”.
Il teatro è magia, ma anche cura. Tra tutte le forme di arte con risvolti terapeutici è forse quella che si è sviluppata di più, e in forme diverse. Non basta però superare la timidezza e salire su un palco, occorre fare un lavoro profondo su sé stessi, entrando in contatto con le proprie emozioni e il proprio corpo, riappropriarsene, per poterle poi mettere a disposizione di un personaggio. “Giocare un ruolo diverso dal solito, in un contesto ludico come quello teatrale, aiuta l’evoluzione personale, perché si ha la possibilità di sperimentare delle alternative di comportamento, senza temere conseguenze nella vita reali e senza giudizio – spiega una psicologa – imparando a lasciarsi andare, si liberano le emozioni, si sciolgono dei blocchi e spesso si scoprono anche nuove e insospettabili capacità“.
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