“Pensavo a un nostro premio, un premio che nessuno ancora avesse mai immaginato. L’idea di una giuria vasta e democratica che comprendesse tutti i nostri amici mi sembrava tornar bene per ogni verso: confermava il nuovo acquisto della democrazia”.
Così dichiarava la scrittrice Maria Bellonci, creatrice del Premio Strega, istituito a Roma nel 1947, insieme a Guido Alberti, proprietario dell’azienda produttrice dell’omonimo liquore.
Il Premio Strega è il Nobel italiano per la letteratura e il suo sviluppo trova spazio nelle pagine di “Premio Strega – Il trofeo letterario più famoso d’Italia e la sua storia raccontata anno per anno“, di Marco Trevisan giornalista, freelance e scrittore, già autore per lo stesso editore Diarkos di “Pasolini. L’uomo che conosceva il futuro” (2021), “Nikola Tesla. Un genio moderno” (2022) e “Banksy. Vita, opere e segreti di un artista ribelle” (2023)
Nell’albo d’oro dello Strega compaiono i nomi più prestigiosi delle lettere italiane: da Ennio Flaiano a Elsa Morante, da Cesare Pavese ad Alberto Moravia, da Natalia Ginzburg a Umberto Eco, passando per Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Niccolò Ammaniti, Nicola Lagioia, Antonio Scurati.
Un rito, lo Strega, in grado di decretare non solo il migliore romanzo dell’anno, ma soprattutto di fare la fortuna degli editori e di determinare (quasi sempre) il successo a lungo termine di un autore, lanciandolo nell’Olimpo dei grandi nomi.
Arricchito da interviste e testimonianze di alcuni dei suoi storici protagonisti, nonché dalle schede di tutte le edizioni dal 1947 a oggi, il libro di Marco Trevisan traccia la parabola, col piglio di una sceneggiatura, di un premio letterario che è diventato col tempo lo specchio della letteratura italiana, la cartina tornasole dello stato dell’arte e dello spirito dei tempi, l’indice più rappresentativo dei mutamenti di gusto, lingua e tradizione del nostro Paese.