“Alaska Baby è fuori. È tratto da un’avventura profonda che diventerà un documentario in uscita molto presto. Grazie a tutte le persone che la stanno vivendo con me oggi grazie alla musica. In ogni parola, nota e melodia rivedo questi due anni di viaggio interiore. Ora sono pronto a venire fuori e raggiungervi“.
Così Cesare Cremonini ufficializza sui social l’uscita della sua ultima fatica discografica.
“Alaska Baby” è l’ottavo album in studio della sua carriera solista. Un album luminoso, poetico e carico di emozioni, una nuova tappa di un percorso musicale e umano.
Un disco che, già dal titolo, si preannuncia un vero e proprio viaggio esplorativo nella musica, per andare oltre i propri confini e creare nuove opere senza tempo.
Parallelamente all’album, “Alaska Baby, il documentario”, è un progetto audio video e musicale del tutto inedito nel panorama dell’intrattenimento italiano, di cui Cremonini è produttore e protagonista.
Presto disponibile su Disney+ è stato girato tra Bologna, l’America e l’Alaska, per catturare i momenti segreti della nascita dell’album, la nascita di un progetto attraverso l’intreccio tra viaggio fisico e interiore, fino alla visione simbolica delle aurore boreali, dove Cesare conclude il suo incredibile viaggio umano e artistico.
“Alaska Baby per me è un ritorno, ma in realtà è un vero punto di partenza perché suona nella mia testa, suona nel mio cuore come un primo disco – ha dichiarato il cantautore in una delle ultime interviste – Ha l’energia di un primo album ed è un miracolo, una cosa anche inaspettata per me quello che è successo.
Mi sono messo a disposizione di quello che stava capitando con un atteggiamento provocatorio prima nei confronti di me stesso. Cercando di mettermi in discussione ho messo in discussione anche la mia vita privata per farlo, sono partito ho spento la macchina.
Ho cercato di capire che cosa sarei diventato in fin dei conti come essere umano se mi fossi messo in gioco e all’improvviso, qualcosa di carmico credo è successo intorno a me il disco è iniziato a formarsi ad attaccarsi alla mia pelle a formarsi dentro di me”.
Dodici canzoni compongono le tappe di un lungo viaggio, da Bologna all’Alaska attraverso l’America, grazie al quale è nato un album definito da Cesare “vitale e esplosivo come un disco d’esordio”.
Fin dalla sua title track, l’album si presenta in un caleidoscopio di suoni e generi musicali diversi che si mischiano tra loro, sempre alla ricerca di un nuovo orizzonte.
E durante questo viaggio Cesare ha incontrato artisti straordinari, divenuti amici e collaboratori: oltre al già annunciato Mike Garson, pianista leggendario legato in modo indissolubile alla storia di David Bowie, con cui Cesare duetta in “Dark Room”, “Ragazze Facili” e “Acrobati”, la voce di Cremonini si fonde perfettamente (e per la prima volta) con quella Elisa in “Aurore boreali”, un incontro di voci e anima, non solo un featuring”, come dice Cesare, che in “San Luca”, una preghiera nella quale abbraccia un’icona una voce leggendaria, quella di Luca Carboni. Ed infine in “Il mio cuore è già tuo”, in cui sperimenta nuove sonorità dal carattere deep house insieme ai Meduza.
Questa la tracklist dell’album di cui Cremonini è autore, ma anche produttore artistico insieme ad Alessandro De Crescenzo e Alessio Natalizia, (il trio che ha raggiunto il vertice anche le piattaforme digitali con “Ora che non ho più te”) e Alessandro Magnanini.
Dal punto di vista autorale Cremonini è autore e co autore insieme a Davide Petrella, suo storico collaboratore, di canzoni dai testi cinematografici, poetici e provocatori, ritrovando la forza di una penna che lo ha reso uno degli artisti più influenti e prolifici della musica italiana.
Alaska baby
Ora che non ho più te
Aurore boreali (feat Elisa)
Ragazze facili
Dark room (feat. Mike Garson)
San Luca (feat. Luca Carboni)
Un’alba rosa
Streaming
Limoni
Il mio cuore è già tuo (feat. Meduza)
Una poesia
Acrobati
Anche la copertina racconta un pezzo di questa storia: su uno sfondo bianco e minimale come la neve dell’Alaska, due sfere colorate si uniscono a formare un simbolo ispirato alla “Tomba Brion” dell’architetto e designer Carlo Scarpa, visualizzazione dell’incontro e dell’unione dei due opposti in un’unica anima.
Le due sfere si fondono e i loro colori richiamano quelli delle aurore boreali, scelte come riferimento visivo da Cesare per donare al progetto un’identità che lo legasse fortemente al suo vissuto.